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SORRIDENDO — il Blog di Nicola Belcari

Nicola Belcari

Ex prof. di Lettere e di Storia dell’arte, ex bibliotecario; ex giovane, ex sano come un pesce; dilettante di pittura e composizione artistica, giocatore di dama, con la passione per gli scacchi; amante della parola scritta

Discorsi come notizie

di Nicola Belcari - giovedì 17 febbraio 2022 ore 07:30

Le parole sono importanti. Sono vita e morte. Con le parole l’Uomo costruisce se stesso con gli altri. Si tramutano in vita. Sono quelle dell’amante, del padre, della madre, dell’amico. Sono quelle del dolore, dei sentimenti, le prime e le ultime…

Le parole dei politici, invece, il più delle volte, sono come un fuoco di paglia che non scalda il cuore, non scuotono l’animo, sono vuote. Fanno notizia se annunciano decisioni o provvedimenti, però sono spacciate per notizie anche quando sono solo idee, considerazioni, proponimenti. In genere, purtroppo, che siano promesse o moniti o impegni, sono emissioni d’aria di un esercizio fonatorio con mediocre oratoria e, talvolta, terrificante retorica. Sulla “piazza” non c’è Cicerone. Tra gli avvocati del Parlamento c’è qualcuno di quel calibro? all’altezza del suo stile e del suo coraggio? Tra i leader (o tra i loro ghostwriters) c’è un “Cesare” o un “Pericle”?

Quando poi addirittura fanno l’elenco di ciò che non va o di ciò che andrebbe fatto, allora ci si potrebbe preoccupare: che stiano dicendo a noi? Noi che andiamo tutte le mattine in fabbrica o in ufficio o siamo vecchi pensionati… noi dovremmo fare le riforme? La riforma della scuola, della giustizia e tutte le altre? Con tutte queste doverose e urgenti incombenze si risveglia in noi, nel torpore del dopopranzo sul divano, un senso di colpa.
Non si sono fatti bianchi i capelli del tutto invano e un qualche vantaggio l’età l’avrà portato: almeno quel tanto per sapere che ogni muta è una caduta. Sono quasi sempre riusciti a peggiorare la situazione e la miglior risoluzione sarebbe annullare quei tentativi al buio per trovare un qualche giovamento. Noi ultra-sessagenari, infatti, ci sentiamo ghiacciare quando i capi si riuniscono per prendere delle decisioni.

I commentatori (giornalisti e intellettuali diversi, autori di articoli di fondo) valutano i discorsi come se fossero avvenimenti. Siamo abituati da tempo a confondere le opinioni con i fatti. Parole spacciate per fatti. Le dichiarazioni degli esponenti dei partiti sono analizzate come se fossero la sostanza di un evento. Forse non a caso la politica si affida alle parole proprio perché non ha più niente da dire.

Cari politici, le vostre idee non producono fatti (se non fatti vostri). Sono un libro dei sogni che non basta pronunciare per vederlo realizzare (senza nemmeno il limite dei fatidici tre desideri). Tutti sanno che sono assegni a vuoto, cambiali che non verranno mai onorate. Nessuno crede che le vostre promesse siano davvero impegni, nessuno si sognerebbe mai di esigere una spiegazione se disattese.

Quando i discorsi non si concretizzano sono il nulla. “Fatti non parole”: recita al contrario uno slogan pubblicitario.

Non importa scomodare Shakespeare. L’insofferenza di Amleto. “Fra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”: è saggezza proverbiale da sempre.

Quel che dovete fare, fatelo! Ma fate presto! … Siamo rassegnati e soprattutto stanchi di parole. La parola che serve per nascondere il pensiero (come sostenuto da un diplomatico e vari filosofi). La parola già morta, lettera morta.

I discorsi li porta via il vento.

Nicola Belcari

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